Autonomo
sino
ai
primi
anni
venti
dello
scorso
secolo,
Sant’Ilario
segue
la
sorte
di
molti
piccoli
comuni
-a
ponente
e
a
levante-
attigui
alla
città
e,
nel
1926,
viene
annesso
al
capoluogo
ligure,
in
occasione
della
creazione
della
Grande
Genova.
Oggi,
ne
è
uno
dei
quartieri
fra
i
piu
belli,
il
primo
che
si
incontra
arrivando
da
levante,
lungo
la
strada
statale
1,
l’Aurelia.
Incastonato
fra
il
mare
del
golfo
ligure
e
le
montagne,
vanta
una
stupenda
vista
su
tutto
il
golfo.
Venne
probabilmente
scelto
proprio
per
queste
caratteristiche
per
la
costruzione
dell’osservatorio/direzione
tiro/controllo
Vampa
della
251^
batteria
di
Monte
Moro.
Nelle
giornate
più
terse,
la
visuale
è
perfetta
sia
verso
levante
e
il
promontorio
di
Portofino,
sia
verso
ponente,
con
la
collina
di
Monte
Moro
che
sembra
essere
a
poche
decine
di
metri.
Verso
sud
era
possibile
controllare
con
estrema
facilità
tanto
le
arterie
stradali
e
ferroviarie
che
davano
accesso
a
Genova,
sia
gli
abitati
di
Quinto
e
Nervi,
presso
i
quali
erano
stati
collocati
diversi
comandi,
presidi
militari
e,
chiaramente,
sistemi
fortificati
antisbarco.
Alcune
fonti
citano
la
presenza
di
due
postazioni
telemetriche
a
sant’Ilario
,
ma
ubicate
in
posizioni
differenti
rispetto
a
quella
su
cui
venne
costruito
l’attuale
osservatorio.
Questa
direzione
tiro,
costruita
fra
il
1941
e
il
1942
con
buona
tecnica
ed
altrettanto
buoni
materiali
dal
Genio
del
Regio
Esercito,
ha
pareti
in
calcestruzzo
armato
con
spessore
superiore
al
metro.
Si
appoggia
su
due
terrazzamenti
a
fascia
ed
è
costituita
da
tre
piccoli
locali:
un
ingresso,
una
piccola
stanzetta
originariamente
divisa
da
una
parete
(ora
abbattuta)
e
il
locale
osservatorio
vero
e
proprio.
Alcune
particolarità,
lo
differenziano
dalle
costruzioni
analoghe
sinora
incontrate.
La
più
evidente
è
di
sicuro
l’altezza
a
cui
si
trova
la
feritoia,
posta
a
oltre
due
metri.
Comunemente,
la
quota
standard
è
a
circa
1
metro
e
quaranta
dal
piano
di
calpestio.
Per
allineare
il
telemetro
alla
feritoia,
quindi,
l’apparecchiatura
era
posta
su
un
basamento
cilindrico
alto
circa
80
centimetri.
Un
particolare
interessante,
emerso
durante
le
operazioni
in
cui
è
stata
rilevata
la
planimetria
dell’opera
e
prese
le
sue
misure,
è
la
posizione
di
questa
feritoia.
Contrariamente
a
quanto
potrebbe
sembrare,
l’angolo
visuale
dell’osservatorio
non
è
perfettamente
dritto
verso
il
fronte
a
mare,
ma
sensibilmente
orientato
verso
la
città
e
la
collina
di
Monte
Moro.
Il
che,
sembrerebbe
confermare
quale
fosse
il
settore
di
fuoco
dei
381/40
ed
escluderne
–
o
quantomeno
renderne
meno evidente- un possibile impiego anche in appoggio alle vicine batterie del promontorio di Portofino.
Raggiungere l’osservatorio
Raggiungere
l’osservatorio
comporta
una
piacevole,
ma
abbastanza
ripida
passeggiata
lungo
le
creuze
(i
caratteristici
sentieri
o
mulattiere
genovesi)
che
partendo
dalla
frazione
di
Sant’Ilario
si
inerpicano
lungo
la
collina
del
monte
Giugo.
Superata
la
chiesa
parrocchiale
-raggiungibile
in
auto-
occorre
parcheggiare
ed
incamminarsi
lungo
via
dei
Tasso,
che
andrà
percorsa
per
tutta
la
sua
lunghezza
e
le
sue
ripide
scalinate.
Poco
più
di
500
metri
di
stradina,
immersa
nel
verde.
Si
supera
una
piccola
cappelletta,
e
proseguendo
sempre
in
salita
si
giunge
al
bivio
con
via
Cianà
che
si
imbocca
in
direzione
levante.
La
si
percorre
per
meno
di
100 metri sino ad arrivare ad una stretta scalinata sulla sinistra, che imboccata conduce all’osservatorio.
Controllo Vampa di Sant’Ilario